In Umiliati e offesi, il romanzo che Fedor Dostoevkij ha scritto dopo i lavori forzarti in Siberia e il successivo esilio, vi è un personaggio particolarmente crudele e manipolatorio, che ordisce un inganno dopo l’altro e alla fine si scoprirà essere il responsabile di tutti gli intrighi e di tutti i problemi che gli altri personaggi si trovano ad affrontare nel corso della storia. Verso la fine del romanzo, il protagonista affronta il perfido principe Valkovskij, che è il brutto ceffo in questione, e questi gli fa un discorso incredibile, che da solo vale l’intera lettura del romanzo.
Parlando dei cosiddetti cattivi, questo spregevole personaggio sostiene, a nome dell’intera “categoria”, che “tutto al mondo può perire, solo noi non periremo mai. Noi esistiamo da quando esiste il mondo. Tutta la terra può sprofondare chissà dove, ma noi torneremo a galla”. Dirà, poco più avanti, che la ragione di questo fenomeno risiede nella natura, che prova grande simpatia per chi è naturalmente cattivo e fa di tutto per proteggerlo. E il protagonista, lo scrittore Ivan Petrovic, non può che essere d’accordo con lui. I cattivi sono vitali, finanche irresistibili.
Mr. Hyde, Iago, Dracula sono personaggi talmente affascinanti da aver sostituito nel nostro immaginario perfino i buoni. E non si può negare che i personaggi positivi divengono assai più interessanti nel momento in cui compare qualche macchia sulla loro altrimenti immacolata fedina. Non è un caso che gli antieroi, specie oggi, abbiano molta più fortuna degli eroi. Al pubblico, ai lettori, i santi non piacciono. Vogliono personaggi veri. Umani, per l’appunto. Tanto che si può affermare, senza incappare in assurdità, che la vera sfida di uno scrittore sia diventata quella di rendere appassionante e intrigante il proprio protagonista, specie se nella veste di eroe senza macchia.
E, seppure sia una sfida nella quale falliscono in tanti, Vito Di Pinto, appassionato scrittore di Santo Spirito (Bari), è riuscito nell’impresa. Nel suo libro Le insolite avventure di Tea (edito da Pubme) ha ideato una protagonista che risulta essere sia buona che interessante. La ragazza in questione – Tea, appunto – è in grado di cambiare lo stato d’animo delle persone. Le sue mani sono il prolungamento della sua bontà perché le basta un semplice tocco delle stesse per rendere felice e di buon umore chiunque la circondi. Questa sua capacità non può che renderla simpatica al lettore, specie se barese. Infatti, se non fosse per un certo viaggio in terra romana, la storia è saldamente legata al mare pugliese e alla sua lingua.
All’inizio del libro vi è anche un vademecum della corretta pronuncia barese. Un prontuario che può facilitare la lettura, specie per chi non conosce o non ha mai sentito il nostro dialetto. Vito Di Pinto ha chiesto a Gigi De Santis, noto per essere un cultore della “baresità”, di verificare la corretta scrittura delle frasi in dialetto che i diversi personaggi si ritrovano a pronunciare nel corso del libro. In fondo alla pagina, si trovano anche delle traduzioni, per rendere la lettura ancora più facile e scorrevole.
Ma torniamo alla protagonista. Questa dolce ragazzina dovrà fronteggiare una serie di problemi, affrontare molte sfide, proprio a causa del suo super-potere. Ad un tratto, viene finanche rapita ma, fortunatamente, non è una tipa che si scoraggia e troverà il modo di uscire dai guai. E non possono mancare altri personaggi parimenti interessanti, nonostante i loro difetti, come Romolo – uno stripper che si trova a Londra, per scappare da una sua ex fidanzata giustamente irritata con lui – e Cyrus, un cattivo che sembra venuto fuori da un film di 007.
Come si diceva in un celeberrimo film su un supereroe “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, nonché moltissimi problemi. Come tutti quelli che Tea dovrà affrontare e, alla fine, chissà se tutto si risolverà per il meglio. Una cosa è certa: al termine della lettura avrete voglia di tante altre avventure e penserete bene di ricominciare da capo.
Il libro di Di Pinto è, infine, un omaggio al cinema. Alle spy story, al cinema horror, al cinema supereroistico. E questo scrittore, laureato in Beni culturali, riesce sapientemente a unire tutti i generi in un’unica storia, dove saranno diversi i personaggi che si incontreranno e si scontreranno. Quello che si evince dal libro, al di là della complessità della trama, è la passione con cui Di Pinto ha scritto questa sua storia e il tono divertito e ironico con cui l’ha raccontata.
Un tributo, mi ha confessato, a Nicolò Ammaniti e al suo romanzo Ti prendo e ti porto via, il preferito di Di Pinto. E non manca una certa cultura musicale in questa storia e la stessa Tea è ispirata proprio da un video di Katy Perry, precisamente quello della canzone Firework, in cui si vede una ragazza che, sprigionando dei fuochi d’artificio dal proprio corpo, porta il buonumore a chiunque le sta attorno.
Che altro dire? Il solo augurio che si possa fare a questo scrittore santo-spiritese, che lavora come videoterminalista in un call center, è di scrivere tante altre storie e di non spegnere mai quella passione che lo anima e che, sin dall’origine dei tempi, ha dato modo a tanti appassionati di creare personaggi indimenticabili, che ancora oggi riempiono gli scaffali delle nostre librerie e gli schermi di casa. Contribuendo a rendere ancora più emozionante questo nostro breve viaggio sulla terra.